Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Giacomo l'idealista

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De Marchi, Emilio 31 occorrenze

Giacomo l'idealista

Seguirono due o tre giorni di agitazione, pieni di sinistri presentimenti, di reciproci inganni, in cui ciascuno dovette fingere di ignorare quel che

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che valesse ad esprimere in una volta la meraviglia, il disprezzo, la gelosia e anche un certo senso serpeggiante di compassione, che suscitò in lei

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l'avesse dimenticata, dopo averla sprezzata e maledetta; ma poteva anche essere malato, morente di dolore. In questo stato di crudele incertezza non

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politica. In giro sulle quattro pareti luccicavano quattro massicci scaffali di mogano, con modanature di bronzo dorato, pieni di bei volumi legati

Giacomo l'idealista

Giacomo rimase un pezzo immobile davanti al camino, cogli occhi fissi alla fiamma, che scoppiettava sottola pentola. In ogni altra disposizione di

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Per tutta la mattina si agitò e si tenne vivo in questi pensieri di ribellione, che gli mettevano indosso una forza fin troppo calda ed esasperata

Giacomo l'idealista

- In quanto a questo, signor Giacomo, c'intenderemo con comodo. Norma non aspettava che una parola. Dillo tu se non è vero. - Il signore della

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giallastra, su cui in quel momento batteva il chiarore scialbo della luna. Queste fornaci, questi magazzini pieni di roba erano il lavoro consolidato dei

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tegame di buon fritto di cervello, in cui aveva fatto saltare alcune creste. Dopo avergli versato un bel calice di vino vecchio di Marsala, di quel che

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In una buona iscrizione - disse il conte Lorenzo con classica gravità - non solo è compenetrata la storia e la filosofia della storia, ma c'è lo

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Don Lorenzo si sarebbe lasciato tagliare una gamba piuttosto che introdurre, come sappiamo, in una epigrafe la parola fornaciaio, una parolaccia che

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gran pascolo verde senza una punta, su cui il sole, di man in mano che montava in su, andava stendendo una specie di tappeto luminoso: e piú in basso

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ebur neque aureum Mea renidet in domo lacunar. Ma c'è sempre la cameretta libera dello zio prete colla bella vista sul Resegone. Seguace dei

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non da poco a metter le foglie, comparve ad un tratto ricco dei suoi frutti. E quasi se ciò non bastasse, si vuole che in questo bosco un fanciulletto

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Il compleanno della contessina cadeva ai venticinque di settembre, e in quest'occasione i signori del Ronchetto solevano invitare le autorità minori

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colpevole, pentito, spaventato, inorridito della sua cattiva azione, in ansia continua, in preda ai piú acerbi rimorsi; egli sperava sempre che la buona

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far presto, il nome di Mordini in quel di Morandini. - Venga qua, venga qua, sor Morandini, - disse, tirandomi verso il pergolato illuminato - lei

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La vita della povera Celestina, dopo l'impensata tempesta, in cui era naufragata la sua felicità e la sua innocenza, si sarebbe potuta somigliare

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salva. Riservandosi di regolare la parte, diremo cosí, canonica della questione, Monsignore, che ha fiutato il pericolo in aria, ha fatto chiamare subito

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bianca splendeva tutta in un barbaglio di sole), sentí la voce del Manetta, che lo chiamava dalla corte e che, mostrando una lettera orlata di nero

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sicuro. Già fin dai primi giorni la confortò il sentirsi segregata in un sito dove non era conosciuta da nessuno, lontana da quella maledetta casa, ogni

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ALCUNI giorni dopo la morte del povero Mauro, il conte Lorenzo con un biglietto pregava Giacomo Lanzavecchia di lasciarsi vedere in un'ora tra la

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lo salvava Santa Madre Chiesa, era inutile far dei conti con quel briccone di diavolo, che, dopo averlo tirato in molle, lo lasciava morire affogato

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sempre sonnecchiato in lui. E cosí, dopo aver tanto cercata la pace in vita sua, moriva in una mezza collera cogli uomini e con sé stesso, benedetto dal

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ragione che le muove, avrebbe potuto domandargli che significato voleva avere per lui questo matrimonio in articulo mortis , tanto in faccia a Dio, come

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Giacomo, dopo aver messo un po' di pace in casa e un po' d'ordine negli affari, aveva da qualche tempo ripigliata la correzione del suo libro sull

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In una lettera, scritta verso gli ultimi di settembre, Giacomo mi discorreva ancora delle sue idee e delle sue speranze per l'avvenire: "Non ho osato

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tentazione, non aveva mai abusato né di sé stessa né degli amici. Pare che in certi momenti di contrizione le avesse giovato l'assistenza della piú

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verso le quattro del mattino che il povero afflitto poté addormentarsi, abbattuto dalla sua stessa fatica. Sognò cose meno torbide, cose lontane, in cui

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sfinitezza e nel tiepore morbido della cameretta il pigro piacere di sentir la vita rinascere e di contemplare in una vuota estasi i grossi fiocchi di neve

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gonzi. Chi butta in aria ilfango se lo butta facilmente in viso. Quel giovinastro seduttore non me lo puoi ammazzare, perché si ammazzano le galline

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